Fede e Realtà
18 marzo 1973
La vita di fede non dipende
dalla realtà concreta, visibile, del mondo fisico, ma è collegata al Dio
invisibile.
Noi stiamo vivendo in un mondo
di realtà pratica e perciò abbiamo una relazione con risultati pratici, di
questa terra. Però, la vita di fede appartiene ad un altro regno, e non vi
possiamo applicare i medesimi criteri di giudizio della realtà fisica, né possiamo
avere una relazione con gli stessi risultati.
In questo mondo, tutti noi
ricerchiamo gioia e felicità. Da soli, come individui, non potremo mai trovare
la felicità; abbiamo bisogno di qualche altro elemento con cui realizzarla, ad
esempio un’altra persona, degli oggetti materiali, una realizzazione
intellettuale.
Se non troviamo altre cose o
persone, che ci stimolano e ci rendono felici, non possiamo fare progressi
nella vita. In altre parole, raggiungiamo la felicità solo trovando qualcosa o
qualcuno, oggettivo a noi, che ci stimoli.
Il problema è sempre questo:
«Come posso stabilire una relazione tra me e l’oggetto che mi darà la
felicità?».
Sembra che non vi sia modo di
rendere evidente, o di provare scientificamente, la validità della nostra fede,
di cui facciamo esperienza in questo mondo. Questo avviene poiché stiamo
trattando di cose invisibili, alle quali non possiamo applicare lo stesso tipo
di conoscenza del mondo di realtà.
Come possiamo connettere la
vita di fede e la vita di questo mondo, attraverso la nostra conoscenza?
Per stabilire il nostro
standard, non vi è altro modo se non quello di osservare e studiare tutte le
figure centrali nella provvidenza di Dio, da Adamo in poi.
Una vita solitaria
Tutti questi grandi uomini
iniziarono la loro vita di fede centrati non su sé stessi, ma su Dio. Perché
dobbiamo rispettarli e talvolta venerarli? Semplicemente perché essi erano
guidati da Dio, non da sé stessi.
Possiamo osservare che tutti
loro ebbero un conflitto fra la fede e la vita reale. Inoltre, quando
affrontarono questi problemi, non avevano una volontà chiara e definita.
Poterono superarli solo quando riuscirono a centrarsi su Dio, non sui loro
propri desideri. A causa di questo conflitto tra il lato di Dio e il lato del
mondo, queste persone sopportarono persecuzioni e sofferenze.
Constatiamo che la loro vita di
fede in questo mondo fu sempre solitaria, poiché essi furono rifiutati dal
mondo, soffrendo intensamente. Di solito, non avevano nessuno a cui esprimere i
loro pensieri od i loro sentimenti; potevano andare solo verso Dio.
D’altronde, le loro vite
materiali furono così limitate, che essi rivolsero naturalmente i loro cuori e
le loro vite a Dio. Quando cerchiamo di immaginarci quale fosse la loro
consapevolezza, possiamo intuire che la prospettiva del loro pensiero fu
portata a restringersi fino a vedere ogni cosa centrata su Dio. Questa era la
loro vita. Essi dovevano vivere centrati su Dio, in unità con Dio. Si immersero
in una relazione con Dio poiché non vi era modo di stabilire una relazione di
dare e avere orizzontale, di ricercare un oggetto di felicità nel loro
ambiente. Così si concentrarono per trovare il loro oggetto in Dio.
Una via stretta
Anche se solo una stretta via
era aperta verso Dio, essi non si scoraggiarono. Noi pure dobbiamo essere
ottimisti, trovandoci nella stessa situazione. Vi è sempre un modo per
continuare. Non possiamo essere scontenti.
Ad esempio, San Francesco
metteva enfasi sulla completa povertà, sulla mancanza di qualsiasi proprietà,
come i mezzi attraverso i quali egli poteva trovare la felicità, la
soddisfazione e l’appagamento. Da questo punto, Dio poté lavorare con lui e
renderlo felice e gioioso.
Dobbiamo capire che noi, in
quanto persone cadute, stiamo fra due linee, rappresentanti il lato di Dio ed
il lato del mondo; dobbiamo saper riconoscere quando queste due linee si
restringono, incontrandosi, e potremo allora sapere quando inizierà la nuova
era di gioia e felicità.
Conosciamo la vita di Noè.
Quando si trovò di fronte ad una porta chiusa, ossia dover ricevere
persecuzioni per tutto il tempo in cui costruiva l’arca, egli fu spinto in quel
momento in una posizione critica, ed iniziò allora una nuova vita di fede. Voi
creerete un nuovo regno di felicità e di benedizioni, quando sarete capaci di superare
il punto critico, quando dimostrerete di poter aprire una nuova porta per la
vostra relazione con Dio.
Noè dovette separarsi dal suo
ambiente e dalla sua comunità. Separandosi dal mondo, si trovò nella posizione
in cui poter ricevere l’amore di Dio; se egli avesse respinto coloro che lo
perseguitavano, la volontà di Dio non si sarebbe mai realizzata. Invece, Noè si
sacrificò per coloro che lo perseguitavano; egli era nella posizione del
fratello non caduto, che domandava a Dio di perdonare i fratelli e le sorelle
cadute, sopportando volentieri tutte le difficoltà.
Noè ebbe un tale cuore. Proprio
per merito di questo cuore, Dio poté portare avanti la Sua provvidenza di
restaurazione. La posizione di Noè era di completa negazione di sé stesso; egli
si era completamente centrato su Dio.
Questo stesso modello può
essere applicato in altri casi, come, ad esempio, per Mosè e Giovanni Battista.
Perché lottare?
Forse, alcuni di voi si stanno
chiedendo: «Perché lottare per credere in Dio? Se Egli esiste, scenderà dal
Cielo e realizzerà un’unione con me».
Se Dio potesse farlo, noi
saremmo già uno con Lui. Sarebbe molto bello. Però, in quanto uomini caduti,
non possiamo avere una relazione automatica con Dio. Tuttavia, Dio è il
Soggetto e noi siamo stati creati per essere i Suoi buoni oggetti, anche se
ancora non siamo in questo rapporto.
Soggetto ed oggetto dovrebbero
avere qualche tipo di stretta interazione. Invece questo non accade fra noi e
Dio. Stando così le cose, non potete dire: «Perché credere in Dio?».
Prima dobbiamo almeno sforzarci
di ricercare, da parte nostra, uno standard, anche minimo, di relazione.
Facciamo un’analogia. In
un’università, un certo professore può avere molta conoscenza in un campo
specifico. Però, per apprendere da lui, avete bisogno di conformarvi ad uno
standard oggettivo; perlomeno, come prima cosa, dovete iscrivervi al suo corso.
Altrimenti, fra professore e studente, non vi può essere nessun collegamento.
Fra il Soggetto e voi stessi –
uomini caduti, l’oggetto -, se Dio decide qualcosa, questo è eterno ed
immutabile, poiché Egli è un Dio assoluto. Egli stabilisce lo standard. Potete
forse sintonizzarvi col Suo standard, se cambiate il vostro pensiero cento
volte al giorno? Dio è eterno. Egli non muta mai il Suo corso a metà.
Anche se compite un determinato
sforzo, per quanto continuerete? un mese, un anno, dieci anni? Anche la vostra
determinazione è mutevole. Molto spesso voi dite a voi stessi: «Se mi piace lo
farò, altrimenti no».
La verità è verità, sia che voi
viviate, sia che voi moriate; essa è eterna. La verità va oltre la morte, oltre
la mutabilità.
Sfortunatamente, quando viviamo
in questo mondo, a noi piace rimanere quali siamo. Inoltre non vogliamo morire,
né essere sconfitti dalla realtà di questo mondo. Il segreto per superare
questa situazione, per trovare la verità eterna, è di superare la morte e
venire alla vita, di superare la mutabilità e divenire immutabili.
Superare una prova
Così, poiché l’essenza di Dio è
questo standard assoluto, noi, per essere Suoi oggetti, dobbiamo copiare questo
modello, sintonizzarci con questo standard. Dobbiamo domandarci se siamo
qualificati per collegarci col Suo criterio.
Per capirlo, dobbiamo essere
provati, attraverso la sofferenza e le avversità. A volte potete pensare che
una certa prova è troppo dura per voi; ma, quando la sapete valutare da un
altro punto di vista, capirete che questo è il mezzo attraverso il quale Dio vi
sta dando la possibilità di provare il vostro valore.
Quando superate un esame e
siete il più bravo, voi ed il professore avete immediatamente una certa
relazione. Se, dopo molti anni, egli trova solo una persona, in grado di
superare l’esame, allora, naturalmente, questa persona diventerà il successore
di questo professore.
Dio sta facendo la stessa cosa
con noi. Egli non ci ha desiderato per essere solo uomini d’affari o
commercianti.
Non è interessato in questo.
Quello che vuole è trovare i Suoi amati figli, per far diventare ognuno di noi
Suo vero figlio o figlia. Quando questa relazione è stabilita, essa è inviolabile.
Niente può distruggerla. Dio è immensamente triste, poiché questa unità d’amore
fu persa con la caduta.
Egli ha lavorato attraverso la
provvidenza di restaurazione, per ricercare sulla terra delle persone che
potessero capire questo. Chiamò Noè molto tempo fa, ma, nel mezzo del suo
corso, Noè fallì. Anche Abramo, Mosè e Giovanni Battista, non completarono
interamente ciò che Dio si attendeva da loro.
Così, Dio sta ricercando oggi
delle persone, inclusi voi stessi, che siano superiori a questi uomini del
passato. Il desiderio di Dio è che voi superiate rapidamente la prova.
Per trovare dei figli
immutabili, Dio deve provarvi in una sensazione mutevole. Così, quando il Dio
eternamente vivente viene a voi, sembra quasi che vi stia guidando alla morte.
È una prova. Il Dio di vita
sembra quasi un Dio di morte, per restaurare i suoi figli.
Nei primi tempi della storia
cristiana, vediamo applicato questo metodo; sembra quasi che Dio ispirasse solo
il martirio.
Attraverso questa via
paradossale, Egli stava restaurando le persone.
Che cosa sta cercando Dio in
quest’era? Egli non può lavorare attraverso le persone che accettano il mondo e
si adattano ad esso, tale e quale è.
Dio è alla ricerca di coloro
che non hanno mai deviato dal Suo standard, in questo mondo deviato. Egli sta
cercando persone la cui fede sia così forte da poter credere e dire: «Anche se
il mondo perisce, noi non periremo».
Questo è il tipo di persone
voluto da Dio; esse creeranno un mondo nuovo. Questo è ciò che Dio si aspetta
dai Suoi figli e dalle Sue figlie, su questa terra.
Rendete fede e realtà una sola cosa
La vita di fede sembra
intangibile ed irreale, ma, in effetti, essa è eterna e sostanziale. Anche se
la realtà di questo mondo è vivida e può essere sentita, non può dare affidamento;
essa è effimera ed incostante.
La vita di fede in Dio ha la
qualità della costanza. Questo significa che la vita di fede e la realtà del
mondo sono in opposizione.
I buoni figli e figlie di Dio
riporteranno ogni cosa a Dio, senza chiedere il Suo aiuto. Allora, voi stessi
avrete liberato Dio.
Quando siete in difficoltà, non
chiedete a Dio di aiutarvi. Al contrario, dite: «Padre, aiuta il mondo intero».
Questa attitudine del cuore si può paragonare a quella di un figlio di una
famiglia numerosa, che dica ai genitori: «Invece di aiutare me, vi prego,
curatevi dei miei fratelli e delle mie sorelle».
Questo tipo di attitudine è
così preziosa per i genitori. I genitori avranno fiducia in questo figlio. La
stessa cosa avviene fra Dio ed i Suoi figli.
Un tale figlio diventerà
naturalmente l’oggetto dei suoi genitori; essi potranno parlare con lui anche
delle cose più segrete. Noi stiamo lottando per avere questo livello di
intimità con Dio.
Quando dovete affrontare la
sofferenza, voi stessi dovete superarla.
Quando camminate per strada,
perché non cominciate a pensare dal punto di vista di Dio? Dovete osservare le
cose sbagliate che vorreste cambiare, ed allora moltiplicherete le cose giuste
per la vostra nazione e per l’umanità.
Quando guardate le cose in
questo modo, voi state sempre crescendo.
Osservando la debolezza della
situazione politica, le cose in continuo mutamento, dal punto di vista di Dio,
voi dovreste pensare: «io sto per cambiare questa cosa e quell’altra». Se
nessun altro lo fa, pensate nella vostra mente: «Io lo farò».
Quando manterrete questo tipo
d’atteggiamento, automaticamente sarete aiutati, anche se non avete mai chiesto
aiuto a Dio.
Dovunque andiate, non dovete
preoccuparvi. Starete sempre benissimo, anche nella più pericolosa delle
situazioni. Con questa fede, voi potrete superare qualsiasi difficoltà. Allora
Dio vi rivelerà in molti modi cosa sta accadendo nel mondo.
Gli uomini di fede apparsi
nella storia hanno lavorato duramente, ma tutto ciò che di buono hanno
accumulato non appartiene a loro; essi hanno dato ogni cosa a noi. Quando noi
abbiamo fede e portiamo la loro speranza nella realtà, attraverso il nostro
lavoro, il loro merito diventa nostro.
La vostra realizzazione
spirituale dipende da voi stessi. Perciò, una vita di fede deve essere una vita
di realtà. Molto presto, la dimensione spirituale, la quarta dimensione, sarà
conosciuta. In questo modo, il mondo della fede ed il mondo di realtà si
uniranno.
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